IBN JUBAYR - IL VIAGGIATORE DELLE CROCIATE

Nota: il seguente articolo è tratto dall'Introduzione dell'opera "I VIAGGI DI IBN JUBAYR", scritta e tradotta da Giuditta Andrei nel 2025. Pertanto, la seguente informativa è intellettualmente di proprietà dell'autrice.

 



Opera del pittore inglese Frederick Goodall (1822-1904)




Abu al-Hasan Muhammad ibn Ahmad ibn Jubayr Al Kinani, noto come Ibn Jubayr al-Andalusi, nacque nell’Emirato (o Taifa) di Balansiya, attuale Valencia, il 1° settembre 1145. Sotto l’egida del padre, che era un funzionario statale (Katib), e di altri studiosi del suo tempo, studiò le scienze religiose, gli hadith, e completò l’apprendimento coranico tra le città di Xàtiva e Ceuta. La sua passione per l’aritmetica, le scienze linguistiche e letterarie, nonché i suoi talenti poetici e di prosa lo portarono presto a distinguersi tra i brillanti studiosi dell’Andalusia, finendo per ricoprire il ruolo di segretario del Governatore Almohade di Granada, Abu Sa’id ibn Abdul Mu’min.

Si racconta che l’idea del primo dei tre Viaggi che intraprese scaturì nel 1182, quando, un giorno, il Governatore lo convocò per scrivere un libro su di lui e gli impose di bere un bicchiere di vino. Ibn Jubayr scusandosi del fatto di non avere mai bevuto vino prima di allora – essendo proibito dai dettami della religione islamica – fu così tentato dal Principe di berne ben sette boccali in cambio di sette tazze ricolme di dinar.

Preso dal rimorso di aver accondisceso a quella richiesta, Ibn Jubayr se ne andò 6 e decise di espiare la propria colpa spendendo i denari ricevuti per il Pellegrinaggio alla Mecca. Vendette la proprietà che il Governatore gli aveva fornito e si imbarcò da Ceuta su una nave genovese diretta ad Alessandria d’Egitto. Il suo primo viaggio verso la terra dell’Islam iniziò nel febbraio 1183 con un amico di nome Ahmad ibn Hassan, un uomo di medicina, scienza e letteratura. Terminato il pellegrinaggio nel 1184, si unì alla carovana dei pellegrini iracheni e visitò Baghdad, Mosul, Aleppo, Damasco e, nelle Terre d’Oltremare in particolar modo nel consolidato Regno franco di Gerusalemme, visitò San Giovanni d’Acri e Tiro. Tornato in Andalusia l’anno seguente, si dedicò all’insegnamento delle scienze islamiche tra le città di Malaga, Ceuta e Fez, acquisendo una grande autorità morale e assumendo la carica di giudice (Qadi). Tra il 1189 e il 1191 compì un secondo pellegrinaggio in occasione della conquista di Gerusalemme da parte di Saladino (1187). Infine, nel 1204, dopo la morte della moglie, fece un terzo pellegrinaggio, trascorrendo più di dieci anni tra La Mecca, Gerusalemme e Alessandria d’Egitto. In quest’ultima, dove soggiornò per un certo periodo in qualità di insegnante, morì il 29 novembre 1217 all’età di 72 anni. Il seguente diario (Rihla) venne scritto dall’autore al termine dei suoi tre Viaggi in Oriente. Da lui intitolato Promemoria di Notizie sugli Accordi di Viaggio, narra del primo Pellegrinaggio intrapreso.


L'itinerario affrontato da Ibn Jubayr - immagine tratta dal web


Il mutevole contesto storico un cui Ibn Jubayr visse e scrisse la sua opera simbolo, si colloca a cavallo dei più importanti eventi storici succedutisi a partire dalla Seconda Crociata in poi (1147-1150). E’ doveroso quindi, in questa introduzione, dare un’idea chiara delle circostanze temporali e storicamente rilevanti che l’autore non mancherà di citare. Nel 1146, solo un anno dopo la nascita di Ibn Jubayr, vi fu l’evento decisivo che pose fine al potere franco in una delle prime strategiche contee latine mai consolidate nel Levante, ovvero l’Assedio di Edessa (attuale città di Urfa). Erano ormai trascorsi anni da quando papa Urbano II, al Concilio di Clermont tenutosi nel novembre 1095, aveva infatti “invitato i cristiani occidentali a prendere le armi” in risposta alla crescente presenza dei turchi selgiuchidi in Medio Oriente; inducendo di fatto la prima crociata. A seguito di quella prima spedizione che vide vittoriosi i Franchi in terra santa, le nuove acquisizioni territoriali, enormemente supportate dalle Repubbliche Marinare di Genova, Pisa e Venezia, erano state spartite in quattro Stati basati sul principio del feudalismo, noti come Terre d’Oltremare (Outremer):

-La Contea di Edessa: il primo stato crociato venutosi a creare. Pur essendo quello più territorialmente esteso, era anche uno dei meno popolati, dal momento che contava circa 10.000 abitanti. Il suo primo conte fu Baldovino I di Boulogne (1060-1118), che divenne poi re di 8 Gerusalemme.

-Il Principato di Antiochia: era più piccolo della Contea di Edessa e contava 20.000 abitanti. Molti crociati qui stanziatisi erano di origine normanna e provenivano dal Regno di Sicilia. Il suo re fu il già principe di Taranto ed esperto leader di un contingente normanno, Boemondo I (1054-1111).

-La Contea di Tripoli: una delle aree più fertili e strategiche per il controllo sul mare. Il suo primo conte fu Bertrando di Tolosa (/-1112)

-Il Regno di Gerusalemme: il più importante stato crociato consolidato che comprendeva e controllava diversi feudi come Acri, Tiro, Nablus, Sidone, Cesarea e Ascalona (quest’ultima porta d’accesso per l’Egitto). Il Regno era uno dei più etnicamente e religiosamente diversificati, dal momento che era abitato da cristiani, musulmani, ebrei e samaritani. In sé era in larga parte caratterizzato dalla presenza di europei, come Franchi e Italiani provenienti dalle repubbliche di Genova e Venezia. Il suo primo sovrano fu Goffredo di Buglione (1060-1100) La lingua franca prestabilita nell’Outremer era il francese antico, un gruppo di dialetti romani collettivamente conosciuti come lingue d’oil, parlate prevalentemente nel nord della Francia. 


Immagine tratta dal web


Avendo ora dato un fugace sguardo alla formazione di queste entità territoriali latine che videro la propria genesi a seguito della prima crociata, vediamo ora come le principali personalità musulmane dell’epoca – di cui parlerà successivamente l’autore nel suo diario – risposero alla costante presenza franca nelle terre del Levante. Come accennavamo prima, l’evento preminente che vide indubbiamente minacciati gli stati crociati e più in generale il potere che gli aveva consolidati, fu l’Assedio di Edessa nel 1146. Il primo tentativo vincente già accorso di strappare Edessa dalle Terre d’Oltremare era avvenuto esattamente due anni prima per mano dell’Atabeg – il titolo nobiliare usato dai turchi selgiuchidi per indicare il governatore di una nazione o provincia – turcomanno sunnita, Imad al-Din Zengi (1085-1146), il fondatore della dinastia Zengide, il quale catturò ufficialmente Edessa il 24 dicembre 1144, dopo quattro mesi di assedio. Devoto al jihad ma non proprio un uomo pio e tuttalpiù dedito al consumo di alcool, Imad al-Din morì due anni dopo nel suo tentativo di conquistare Damasco, assassinato da uno schiavo franco. Al contempo Joscelin II (/-1159), ultimo Conte di Edessa, pur non ricevendo alcun aiuto dagli altri stati crociati, riuscì a ricatturare la città solo un mese dopo la morte del suo nemico. Vittoria breve questa, dal momento che solo un mese dopo il secondo figlio del defunto fondatore Zengide, Nur al-Din (1146-1174), Atabeg di Aleppo e Mosul, la riacquisì vittoriosamente. Timorato di Dio e totalmente devoto alla causa anti crociata in Siria, Nur al-Din tessé solide alleanze con le vicine terre musulmane tra Eufrate e Nilo con l’obiettivo di eradicare la presenza franca nel Levante. Parallelamente, in Europa, temendo la conseguente caduta di ulteriori Stati Crociati, papa Eugenio III proclamò ufficialmente, a seguito del primo assedio di Edessa nel 1146, l’inizio della Seconda Crociata. Primo obiettivo della spedizione: assediare Damasco, ricca città carovaniera assai influente tra le terre musulmane. Alleanza poco coesa quella franca che avrebbe dovuto assediare la città nel 1148, che inevitabilmente fallì nell’obiettivo prefissato.

Rafforzata la sua autorità e posizione, Nur al-Din era a questo punto propenso ad attaccare il Principato di Antiochia. Complice il numero di uomini franchi nettamente inferiori ai suoi, Nur al-Din irruppe nel nord della Siria uccidendone il Principe regnante Raimondo di Poitiers (1136-1149). Riconquistato Damasco, Nur al-Din con l’intenzione di avviluppare in una stretta morsa gli stati crociati, pose le proprie mire espansionistiche sull’Egitto, al tempo sotto la dinastia sciita dei Fatimidi, che governava Nord Africa, Hejaz, Levante e parte della Siria, complessivamente a maggioranza sunnita. Rivali dell’esistente Califfato Abbaside sunnita, l’Egitto Fatimide era ormai da tempo una realtà vulnerabile e fatiscente. A seguito della morte dell’undicesimo Califfo Fatimide, Al Hafiz (1132-1149), furono incoronati una serie di califfi bambini, l’ultimo dei quali era Al-Adid (1160-1171) che era salito al trono all’età di nove anni. Non possedendo comprensibilmente un’autorità propria, nell’ultimo periodo il potere dello stato giaceva tutto nelle mani dei visir. Il punto di rottura avvenne proprio durante il mandato di al Adid, quando il ciambellano di corte, tale Dirgham (/ 1164), si rifiutò di rendere omaggio ai crociati e spodestò il visir Shawar (/1169) che era noto per le sue continue alleanze altalenanti dapprima a favore e poi contro il nemico franco, assumendo l’incarico per sé. Shawar a quel punto chiese aiuto al Sultano Nur al-Din, promettendogli di pagare tutte le spese della campagna e di offrire un terzo delle entrate statali agli Zengidi come tributo annuale. Parallelamente l’Egitto divenne al contempo l’obiettivo prefissato anche dal nuovo re franco di Gerusalemme, Amalrico I (1136-1174).

A questo punto l’Atabeg essendo favorevole alle richieste di Shawar, predispose e inviò in Egitto un esercito siriano guidato dal suo fedele generale curdo Shirkuh, il quale condusse con sé il suo giovane nipote ventiseienne Yusuf ibn Ayyub, ovvero Salah al-Din (1138-1193, latinizzato Saladino). In breve, Dirgham venne ucciso e Shawar fu riportato al potere. Tuttavia quest’ultimo iniziando ad alimentare litigi e faide con Shirkuh, finì per allearsi con l’implacabile Amalrico I. Tentando innumerevoli attacchi al nemico Fatimide che puntualmente chiedeva indefessamente aiuto al nemico franco, Shirkuh costrinse infine Amalrico – i cui Cavalieri Ospitalieri da lui guidati erano ormai andati in bancarotta per finanziare la spedizione – a ritirarsi, per poi conquistare l’Egitto con le sue stesse forze. Nel 1169 i crociati si ritirarono e il Cairo cadde ufficialmente per mano di Shirkuh. Shawar venne personalmente catturato da Saladino e condannato a morte per essersi alleato con i cristiani. Dopo aver soppresso il Califfato Fatimide, Shirkuh divenne quindi nuovo visir. Malgrado ciò il suo regno durò solo due mesi, dal momento che morì a seguito di un’indigestione, senz’altro aggravata dal fatto che soffrisse di obesità. La nuova figura incaricata di succedergli fu proprio Saladino. Dopo la perdita dell’Egitto, i crociati nel disperato tentativo di riconquistarlo con gli alleati bizantini, combinarono, nello stesso anno, un assalto navale ad Alessandria; attacco che però l’abile successore curdo respinse in pieno.

Il 1171 fu l’anno che vide ufficialmente Saladino unico sovrano d’Egitto sotto l’egida del Califfato Abbaside sunnita. Poco tempo dopo, supportato da Nur al-Din, Saladino attaccò Krak des Chevallier, un castello abitato oltre un secolo prima dalle truppe arabo-sciite dei Mirdasidi, ma ormai da tempo in mano all’ordine dei Cavalieri Ospitalieri ai confini della Contea di Tripoli. Krak des Chevaliers era tra le più importanti basi strategico militari dell’epoca e poteva ospitare una guarnigione di 2000 soldati. Le fonti affermano che in verità Saladino lasciò l’operazione incompiuta, in quanto, a detta delle fonti, i crociati offrirono la propria resa; questo gesto scatenò l’ira di Nur al-Din. Nel 1173, l’Atabeg gli ordinò nuovamente di attaccare il castello, ma Saladino si ritirò nuovamente, adducendo che suo padre versava in precarie condizioni di salute a seguito di una caduta da cavallo – che realmente avvenne – tale per cui doveva fare ritorno al Cairo. Chiaramente in rapporti non idilliaci, Nur al-Din, definendo personalmente i propri obiettivi per predisporre una campagna contro l’Egitto di Saladino, morì di tonsillite aggravata da febbre nel 1174. Nello stesso anno morì, "dopo aver sofferto in modo intollerabile per la febbre per diversi giorni” come riporta Guglielmo di Tiro, anche Amalrico I.

A questo punto il potere di Nur al-Din passò nelle mani del figlio di undici anni, as-Salih Ismail al-Malik (1163-1181). Sotto la protezione dell’emiro e capitano dei veterani del defunto Atabeg, Gumushtekin, il giovane fu portato ad Aleppo, mentre gli uffici competenti si contendevano la supremazia. Saladino ora politicamente indipendente, riconobbe as-Salih come suo signore, e in una lettera a quest’ultimo indirizzata promise che avrebbe “agito come una spada” contro i suoi nemici. Gumushtekin, preparandosi a spodestare tutti i suoi rivali, fece appello a Sayf al-Din di Mosul – suo cugino – per chiedere aiuto, ma questi rifiutò, così che fu costretto a chiedere ausilio a Saladino, che obbedì. Attraversato il deserto con 700 cavalieri scelti, Saladino arrivò così a Damasco. Tughtakin ibn Ayyub, suo fratello, dopo un breve assedio della città, era diventato governatore di Damasco. Nel frattempo Saladino procedette a conseguire le altre città dapprima appartenute a Nur al-Din, ora indipendenti. Conquistò Hama, e poi si diresse verso Aleppo; città che a seguito del rifiuto da parte dell’emiro Gumushtekin di abdicare, si approntò ad assediare. Il giovane As Salih, temendo la cattura da parte di Saladino, si appellò al suo popolo dicendo:“Guardate quest’uomo ingiusto e ingrato che vuole togliermi la patria senza riguardo per Dio e per gli uomini! Sono orfano e conto su di te per difendermi in memoria di mio padre che ti amava tanto”. Tuttavia sebbene con queste parole cercasse di intimare il popolo a non consegnarsi a lui, per ultimo, come afferma uno dei suoi cronisti, “il popolo cadde sotto il suo incantesimo”. Gumushtekin chiese a questo punto aiuto al capo della setta sciita-ismailita dei Nizariti (anche nota come Setta degli Assassini) – lo citerà l’autore nel corso dell’opera – Rashid al-Din Sinan, che già in acceso contrasto con Saladino da quando aveva detronizzato i Fatimidi, venne incaricato di assassinarlo. Nel 1175, tredici esponenti della setta si intromisero nell’accampamento di Saladino, ma uno dei suoi generali, scoprendoli in flagranti, li uccise prima che potessero sferrare il fatale attacco. Nello stesso anno, dopo l’ostinata resistenza dei propri difensori, Saladino entrò nella città di Homs. In seguito sposò pubblicamente, “adornando il suo governo disadorno”, Ismat ad-Din Khatun (/-1186), vedova di Nur al-Din e madre di As-Salih, consolidando in questo modo il proprio potere in Siria. Lo stesso anno fu proclamato Sultano d’Egitto e Siria dal Califfo abbaside al-Mustadi (1142-1180). Saladino, che aveva ormai instaurato la dinastia Ayyubide in Egitto, annettendo al suo sultanato Nordafrica, Siria, Mesopotamia, Hejaz e Yemen, solo due anni dopo si dedicò alla conquista del Regno di Gerusalemme. Il nuovo nemico con cui si sarebbe interfacciato questa volta sarebbe stato niente meno che Baldovino IV d’Angiò (1161-1185 d.C), anche noto come il Re Lebbroso, figlio del defunto Amalrico I.




La presenza dei crociati e degli Ospitalieri capitolò definitivamente solo il 4 luglio 1187, durante la Battaglia di Hattin; conflitto che vide la vittoria schiacciante dell’esercito Ayyubide su quello cristiano capeggiato da Guido di Lusignano (1150-1194), successore del defunto Baldovino IV. L’ Outremer era ormai ridotto ai minimi termini. Saladino, ormai temutissimo e inarrestabile, entrò ufficialmente trionfante in Terra Santa il 2 ottobre dello stesso anno.


ACQUISTA ORA, in recentissima uscita: "I VIAGGI IBN JUBAYR" Edizione completa in Italiano, su Amazon: I VIAGGI DI IBN JUBAYR: Edizione completa in Italiano : Jubayr, Ibn, Andrei, Giuditta, Andrei, Giuditta: Amazon.it: Libri





Comments

Popular posts from this blog

MUSLIM SICILY - CHRONICLE OF A SLOW MEDIEVAL CONQUEST

LE TAVOLE SMERALDINE - STORIA DI UN ANTICO TESTO SAPIENZALE